La stagione è ormai cominciata e già corrono voci di catture fantastiche: ricciole taurine, fantadentici, brontospigole e tirannosaraghi rex. Per chi come me lascia tutto all’ultimo minuto, è ora di affilare le armi. Uno dei punti più delicati e importanti del nostro fucile è l’ogiva; da tempo le autocostruisco impiegando dei materiali molto economici ma altrettanto funzionali: cordino in kevlar da 1,8mm, bicomponente epossidica in siringa e filo in acciao inox armonico da 2mm. Il cordino è facilmente reperibile in qualsiasi negozio specializzato nella nautica; lo stesso dicasi per la bicomponente reperibile in tutti i negozi di ferramenta; il filo inox invece va cercato presso i cantieri e le officine nautiche. In pratica si tratta dell’anima dei cavi delle monoleve dei fuoribordo. Ne vengono cambiati tantissimi ogni anno e non sarà difficile averli gratis. Per fare in modo che le ogive vengano tutte uguali ho costruito una dima:
su questa posiziono il filo e lo piego di circa 90° con la pinza
Per evitare che l’acciaio si “cricchi” durante la piegatura lo passo sulla fiamma di un becco a gas fino ad arroventarlo per poi farlo raffreddare lentamente; in questo modo il metallo si stempera e sarà molto facile piegarlo alla bisogna.
I cordini, della lunghezza voluta, vanno chiusi con un semplice nodo “savoia” che assicura una ottima tenuta per poi essere passati nella bicomponente; questa catalizzando renderà i nodi simili a palline di plastica:
A questo punto uniamo l’archetto metallico al cordino con un nodo a “bocca di lupo” che ci consentirà di lasciare aperte le asole metalliche per poter eventualmente sostituire velocemente l’archetto in caso di rottura.
Infine serve solo un vecchio giravite a taglio lavorato a coda di rondine per infilare le estremità all’interno degli elastici ed ecco a voi una bella, funzionale, ipertestata ed economica “ogiva pakkia”.
Buon lavoro e pescate in sicurezza.
Mauro Pacchione